giovedì 31 gennaio 2019

Capitani mica tanto coraggiosi

 
Se non mi piacesse leggere, e fossi pienamente teledipendente, o più social, probabilmente avrei in uggia il ministro Salvini, che si distingue per essere di fatto in perenne propaganda, cosa in cui, va ammesso, è bravissimo, in quanto ben intrepreta il sentimento popolare, a tal punto da focalizzarlo su di se e su quanto dice, facendo diventare prioritari per il paese i temi che gli ritiene che lo siano, e non quelli che probabilmente lo sono effettivamente e, di fatto, dettando l'agenda al Governo e all'opposizione, che insegue e non riesce a imporre o, almeno a proporre, un proprio discorso al paese. Anche perché in questo momento è impegnata in un congresso del Partito Democratico, che non solo non sarà risolutivo, ma sarà probabilmente lesivo, nel congresso di + Europa, che forse ha fatto più male che bene e poi in una serie di cantieri più o meno sparsi, di varie istanze che cercano di trovare sostanza e rappresentanza, tra cui spicca il lodevole tentativo di Calenda, di superare le miserie delle opposizioni per creare una proposta progressista alternativa e credibile per il paese.
In tutto questo il "Capitano" come lo chiamano i "supporters" ci ha convinto che il principale pericolo per il paese siano le qualche decine di migranti della Diciotti prima e della Seawatch poi. Che lui stia difendendo onore e sicurezza del paese, a sprezzo di tutto, compreso della magistratura politicizzata (adesso lo è, vero....). Orbene, che il tema della migrazioni sia un problema è vero, che l'Europa su questo non brilli pure, soprattutto perché vittima delle chiusure dei vari governi nazionali in primis il "gruppo di Visengrad" di Orban e co, ovverosia i principali amici di  questo governo, che sono i primi a non volere una soluzione "europea" al tema. Se poi ci mettiamo anche a litigare, spesso sul nulla, con quei paesi da cui potremmo trovar sponda (i biechi Tedeschi, i falsi Francesi, gli Spagnoli, gli Olandesi...), beh il capolavoro è fatto. Peccato che non possiamo pensare di gestire il problema coi "porti chiusi" o con la creazione di stati  lager in nordafrica, perché quel continente in crescita demografica, piaccia o meno busserà sempre più alle porte dell'Europa e prima poi bisognerà capire che forse, un'Africa dove l'emigrazione sia un'opportunità anziché una costrizione sia la vera strada da imboccare. E non possiamo nemmeno affrontare il problema una nave alla volta e con un'accoglienza inadeguata, altrimenti ha ragione Nordio quando dice che ciò è un favore a chi specula sul traffico dei migranti. Il nodo è che quindi la questione andrebbe affrontata senza emotività, sia in senso solidaristico, perché la compassione a volte fa fare errori, sia in senso egoistico, poiché le soluzioni di sicurezza basate sulla paura, spesso funzionano male, vedi il nuovo decreto sicurezza. Ma l'emotività è ciò che fa reggere l'attuale governo, che tiene alto il tasso di risentimento popolare, trovando di volta in volta un bersaglio verso cui indirizzarlo, proprio perché deve da un lato mascherare i propri limiti, dall'altro distogliere dai temi reali, vedi per esempio un nuovo rallentamento della nostra economia, dove le misure varate avranno solo una funzione di acuire alcuni suoi atavici mali. L'emotività è ciò che impedisce anche all'opposizione di essere coerente e organizzare un'azione che sia efficace. Lo vediamo anche sulla vicenda del "processo" a Salvini. Dopo lo sprezzo dei magistrati arriva il tentennamento, financo a paventare l'uso dell'immunità che tanto i pentaleghisti hanno demonizzato. Qui bisogna avere nervi saldi e ponderare strategia e tattica. Mediaticamente la cosa potrebbe essere un favore a Salvini e bisognerebbe evitare di farglielo, ma in ogni caso non bisogna aggiungere strame alle Istituzioni oltre quelle già perpetrate dai legastellati. Le opposizioni abbiano la razionalità di vagliare "le carte" alla base della richiesta dei giudici e si esprimano nel merito non secondo logiche di schieramento o ordini di scuderia (come ha già impartito hai suoi un imbarazzato Di Maio) e prendere una posizione coerente e di esprimerla con chiarezza, perché questa vicenda, se ben condotta, può finalmente davvero dimostrare all'opinione pubblica che razza di Governo abbiamo, ma rivolgiamoci alla testa dei cittadini, basta parlare alla pancia del paese  anche perché spesso risponde il deretano.

domenica 20 gennaio 2019

l'ultimo manifesto

E' un fiorire di manifesti e appelli ultimamente. C'è quello per la scienza di Burioni e Silvestri, e adesso quello di Calenda per una grande alleanza europeista. Ora li ho firmati convintamente tutti e due, come ne ho firmati altri. I manifesti e gli appelli, o le petizioni  on-line sono un ottimo strumento per mettersi apposto la coscienza, per potersi dire: beh ho fatto qualcosa o beh quello che potevo fare l'ho fatto. Il tutto comodamente seduti, senza rimetterci praticamente nulla, ne tempo, ne reputazione, ne discussioni. Ed infatti, alla fine gli appelli non è che producano granché di risultati concreti. Perché alle dichiarazioni di principio e d'intenti si dovrebbero dare gambe e sopratutto adoperarsi perché si concretizzino, ciascuno in funzione del proprio ruolo. Faccio un esempio, sul manifesto per la tutela della Scienza, le forze politiche si impegnano a essere oggettive circa determinati temi, c'è da aspettarsi, quindi, che i rappresentanti delle forze politiche siano conseguenti, ma vari provvedimenti in parlamento dicono il contrario. C'è da aspettarsi che tutti quelli che l'hanno firmato, quando vedranno, per esempio, qualche comune patrocinare iniziative No VAX o di qualche medico ciarlatano manifestino pubblicamente il proprio dissenso. Succederà? 
Circa il manifesto di Calenda.... riprende anche una mia modesta intuizione di mesi fa, che ovviamente non ha avuto nessun richiamo mediatico essendo io un illustre Carneade, ma ora ha preso ampia visibilità, orbene tutti i maggiorenti del PD l'hanno firmata, questo indica che sono ormai consapevoli che il PD non è più uno strumento politico organizzativo adeguato a rappresentare una proposta politica strutturata credibile alle prossime europee (e non solo). E, quindi, che sono disponibili a costruire una diversa aggregazione, a cui possano partecipare altre forze politiche, ovviamente europeiste e altre forze sociali. Che ovviamente dovrà partire da pari dignità e agibilità, altrimenti rischia di essere solo un'operazione di maquillage politico, con un PD mascherato più qualche figurina per dissimulare l'inganno. Siamo sicuri che questa consapevolezza ci sia in tutti gli esponenti che hanno firmato? A pensar male.... in ogni caso starà anche a me, nell'ambito di quello che io posso fare, provare a far sì che questo manifesto si concretizzi davvero e non sia l'ennesima sceneggiata della farsesca politica italiana.
Abbiamo bisogno disperatamente di un'alternativa progressista per il paese. Non sprechiamo l'occasione.

mercoledì 9 gennaio 2019

parole, numeri e... FRECCERO

Le parole, le parole sono importanti gridava Nanni Moretti, che non mi è simpaticissimo, ma ammetto che ci sono tratti iconici nella sua filmografia. Mai come oggi le parole sono importanti. Usare parole violente con leggerezza, anche da parte di chi ha ruolo pubblico, alla fine sdogana la violenza verbale e poi quella fisica. Se attacchiamo minoranze a parole o le denigriamo, prima poi qualcuno che passa ai fatti c'è. Se mistifichiamo i fatti, per propaganda o malafede prima o poi la realtà sparisce e diventa vero solo il racconto che ci viene propinato. Sostanzialmente i regimi lavorano così. Orwell nel grande fratello ben racconta come il regime si regga nella riduzione del linguaggio (più limitata è la capacità d'espressione più lo sarà quella di opinione e pensiero) e sull'alterazione dei numeri, affinché i fatti siano quelli raccontanti dal potere. Ecco perché all'alba del nuovo corso giallo verde in Italia, mi aveva preoccupato il tentativo di ridurre alla "ragionevolezza" l'ISTAT, l'istituto di statistica che racconta, con i numeri lo stato del paese. Pensavo fosse un caso, ma poi abbiamo avuto in sequenza l'attacco a varie autority con dimissioni e cacciate di vari valenti funzionari, siamo partiti con CONSOB, poi l'ASI col caso Battiston, di recente lSSN con le dimissioni di Ricciardi e poi di tutto il consiglio superiore di sanità, di cui è emersa la schedatura politica dei componenti (come se uno scienziato non potesse avere una posizione politica e nel contempo essere autorevole e obbiettivo nelle sue valutazioni - ricordiamo la Hack chiaramente schierata,  ma non per questo meno obbiettiva nel suo lavoro o Veronesi), siamo oggi arrivati a Boeri di INPS, reo di autonomia e terzietà (era inviso anche alle precedenti stagioni di governo) e INAIL. Il tutto condito di scherno e derisione o inviti a "candidarsi" a tutti quegli esponenti di Autorità e Istituti indipendenti,  ogni qualvolta questi hanno espresso posizioni ragionate e circostanziate su questioni di attualità, che non collimavano con i desiderata del Governo PentaLeghista, che ritiene la legittimazione popolare superiore all'evidenza fattuale. Da ultimo arrivano le dimissioni del Professor Brambilla, consigliere economico del Governo, quota Lega, ma non per questo ottenebrato dalle logiche di fazione, sufficientemente rigoroso da evidenziare che la politica economica del governo non è sostenibile nei numeri.
Tutto ciò avviene nell'indifferenza dell'opinione pubblica, che assiste sbadata all'occupazione militare governativa (o nel luogo comune del "ma hanno fatto così anche quelli prima, beh insomma mica tanto) di tutti quegli Istituti che dovrebbero non essere supini al potere di turno, ma essere obbiettivi, autonomi e autorevoli e svolgere prezioso ruolo di competenti sentinelle. Invece, si rimuovono studiosi di prestigio nello scroscio di "è finito il magna magna" di orde qualunquiste, perdendo così preziosi supporti in un mondo complesso e indispensabili funzioni alla democrazia. Sembrano voci nel deserto gli appelli e le preoccupazioni del mondo scientifico, spesso frazionato in invidie, rivalse e autoreferenzialità.
E poi c'è FRECCERO. Assurto a nuovo idolo pentaleghista, riassurto a ruolo dirigenziale a RAI 2 e pronto a essere in TV, ciò che TRAVAGLIO è sulla carta stampa, difensore strenuo del nuovo corso e persecutore degli oppositori, ma soprattutto degli indipendenti, come si è visto dai suoi primi atti. Questo anche a costo di mistificare la realtà. Come tutti i convertiti FRECCERO si mostra più feroce. A me la cosa compiace, poiché in tempi non sospetti avevo manifestato la mia antipatia per questo figuro, che invece era ben visto come intellettuale brillante della Sinistra Lesionista, abilissima nell'allevare serpi in seno. Freccero, fa parte di quel novero di "geni" e "guru" di cui è piena la sinistra morettiana, per tornare all'inizio del discorso, come lui, infatti, sono Nanni Moretti e compagnia, che dopo aver avvelenato il dibattito politico della sinistra, instillando quegli odiosi complessi di superiorità etico-morale, di ben altrismo di pauperismo ambientalista - terzomondista con i soldi degli altri, adesso si sono arruolati organicamente nel sovranismo di sinistra e ritengono i Pentastellati, anche nella versione pentaleghista, la vera sinistra popolare contro il turbo capitalismo delle elites (di cui però, loro fanno ben parte), contribuendo a massacrare mediaticamente quella compagine, che pure li ha allevati, nutriti e vezzeggiati, ottenebrata dal loro perverso fascino.
Personalmente quei tipi lì, li ho sempre detestati, li detesterò sempre e sempre di più e lo dirò sempre, e ricorderò a quelli che a sinistra improvvisamente si sono ricreduti su questi personaggi di averlo sempre fatto. 
Non ci resta che difendere dunque, gli studiosi rigorosi, i tecnici che hanno il coraggio di dire apertamente le cose come sono, le autorità indipendenti, denunciando ogni forma di attacco o delegittimazione, anche la più piccola e insignificante, poiché spesso la strategia per la loro rimozione parte in sordina. Anche a costo di sembrare pedanti, ma tutti coloro i quali credono una democrazia progredita, progressista, liberale e moderna hanno l'obbligo di farlo e di farlo apertamente.

lunedì 7 gennaio 2019

ribaltare il tavolo

I tempi sono quelli che sono. Indubbiamente si percepisce nel paese un clima di perenne esacerbazione degli animi. Sui social, nelle discussioni, si esprime un'aggressività latente, che deriva da una sostanziale insoddisfazione di fondo, in alcuni casi fondata, poiché causata da una paese perennemente inefficiente e non meritocratico, in altri casi a un mix di invidia sociale e inadeguatezza al momento storico. E così ci si sfoga. Contro chi riteniamo a torto o a ragione il responsabile del nostro malessere: l'immigrato, clandestino o meno, che viene qui a portarci via quello che ci spetta, l'Europa che ci impone regole e sanzioni perché ci vuole impoverire, i poteri forti, i Governi precedenti che ci hanno svenduto, i volontari, buonisti maledetti, che se amano tanto gli immigrati perché non vanno ad aiutarli in Africa? E quando in Africa ci vanno, perché non restano qui ad aiutare gli Italiani bisognosi (mi domando sempre, ma voi perché non li aiutate?)? Eppoi vi è il rifiuto del "competente" che solitamente è un "colluso che ti vuole fregare". Meglio quelli che dicono quello che mi voglio sentir dire, che sono come me. Purtroppo chi si oppone a questo andazzo, spesso si lascia andare alla logica di fazione e  risponde alla violenza verbale, alla retorica apocalittica, al frasario dei luoghi comuni, alla denigrazione, con la stessa moneta, ovviamente in direzione opposta. O con uno sdegnato, quanto controproducente, disprezzo. Eppoi vi è il fenomeno dei "pentiti", in questi giorni per esempio, assistiamo a espulsioni e uscite dalla parte gialla della maggioranza giallo verde, e questo viene salutato in taluni settori del centro sinistra come fossero i prodromi del crollo dell'era pentaleghista, e questi fuori usciti come dei novelli San Paolo.
Personalmente trovo illusorio pensare  a una rapida dissoluzione di questa maggioranza, perché, purtroppo, interpreta fin troppo bene non solo i sentimenti e lo stato d'animo, ma anche la mentalità di larga parte del popolo italiano, e perché manca una alternativa credibile a tale scenario, inoltre trovo ipocrita ammantare di ingenuità o ritrovata consapevolezza i fuorisci/espulsi grillini. Io penso siano stati opportunisti. I difetti del movimento 5 stelle, in termini di senso della democrazia, delle istituzioni, di pensiero razionale, di capacità di confronto, sono sempre stanti ben evidenti, talvolta persino ostentati a vanto. Chi ha aderito a quel movimento, di questo era ben conscio e quindi, o concordava con tali aspetti o comunque li riteneva secondari rispetto ai propri obbiettivi e ambizioni. In tutti e due i casi tali soggetti hanno ritenuto negoziabili elementi che invece dovrebbero essere ritenuti inconciliabili in un sistema democratico sano.
Chi spalanca le porte a tali fuoriuscite sbaglia e s'illude. Gioca di rimessa, convinto di poter invertire la situazione col contropiede, oppure con un semplice rimescolamento delle carte in tavola.
La tavola, invece, va ribaltata del tutto. Le regole del gioco riscritte, la partita mandata a monte.  L'organizzazione ripensata, i temi pure, il linguaggio anche. Usare toni acrimoniosi come gli avversari, rende simili a loro e alla fine, mettendosi al loro livello, parafrasando Wilde, vincono loro per esperienza. Ecco perché non ha senso l'infinito dibattito congressuale del partito democratico, stanca liturgia di leader senza truppe, ma sopratutto senza prospettive. Perché manca una visione culturale, sociale, politica che non solo abbia chiaro il quadro presente, ma abbia un'idea di dove andare. Vino nuovo in otri nuovi. Serve una ricostruzione dell'alternativa progressista e riformista, in Italia, come in Europa come a livello mondiale (cara Internazionale Socialista, batti un colpo), che sia davvero "altro" nei temi, nei comportamenti e nei linguaggi, che devono essere coerenti uno con l'altro. Non si può predicare la fratellanza tollerando lo sfruttamento, non si può difendere la convivenza chiudendo un occhio sull'illegalità, parlare di equità in presenza di privilegi ingiusti, di democrazia permettendo il sopruso, di dialogo praticando la denigrazione e l'insulto.
Ma bisogna farlo ora, ciascuno come individuo e come gruppo. 
Vanno lanciati suggestioni e messaggi, altrimenti nei prossimi appuntamenti elettorali si rafforzerà il consenso al pentaleghismo, il cui vero difetto è l'inadeguatezza, ai tempi in cui siamo, alle sfide che dobbiamo affrontare, in un mondo affollato, con risorse limitate e sempre più turbolento. 
Mettiamo, quindi, da parte i distinguo velleitari e andiamo alla sostanza, agiamo nel nostro intorno e non soprassediamo, affinché un giorno non si dica che i tempi erano oscuri, perché noi abbiamo taciuto.

Il mio nome è NESSUNO. (ovvero del PD e della perenne ricerca di Identità)

Se è pur vero che di mesi ne sono passati non troppi, come detto, sembra già che si pensi al dopo Schlein, una volta che il Pd si farà prend...