venerdì 24 maggio 2019

lo Sciopero del Diritto.

Si protrae ormai da qualche mese lo stato di agitazione delle Camere Penali in Italia. Sì, quelli che l'attuale Ministro della Giustizia (avvocato ricordiamolo - magari ricordiamoglielo anche) ha definito "azzeccagarbugli", non in senso elogiativo, ormai da tempo denunciano lo stato della Giustizia in Italia e ancor più le autentiche derive e demenzialità inaugurate negli ultimi mesi. I rilievi mossi sono pesanti, le questioni sollevate essenziale per uno Stato che voglia dirsi civile e democratico. Soprattutto per uno Stato che dica di voler tutelare la Libertà dei propri cittadini. Ciò nonostante media e cittadini danno rilievo scarso alla questione, la notizia è poco discussa, l'opinione pubblica indifferente o addirittura, quando informata, ostile, come non comprendesse che ciò di cui si sta parlando è la sua Libertà, la nostra, la Libertà d'ognuno, il Diritto alla Giustizia che ogni cittadino ha, per merito del patto sociale siglato con lo Stato. Le camere penali per meglio esporre la propria posizione hanno elaborato un documento, su cui vi inviterei a informarvi e al leggerlo con attenzione. Un passaggio del manifesto mi sento di sottolineare, poiché ben esprime la situazione presente: "Il populismo penale è oggi al Governo del Paese e raccoglie intorno a sé un facile quanto incontestabile consenso popolare." Oggi infatti si aggrediscono come nulla fosse principi del Diritto e della Costituzione, tra plausi di popolo, senza per altro affrontare i nodi veri, che rendono la nostra Giustizia inefficacie, in questo onestamente, l'atteggiamento e le azioni di parti significative della Magistratura non aiutano il dialogo e soprattutto chi davvero lavora per migliorarla. In questo senso invito a leggere l'ultimo libro di Carlo Nordio "La stagione dell'Indulgenza" in cui analizza lucidamente le contraddizioni della Magistratura. Indubbiamente io sul tema sono piuttosto sensibile per due ragioni:
- qualche lustro fa ho potuto visitare un carcere, pur rimanendovi solo un paio d'ore, m'è bastato, chi grida alla galera dovrebbe farsi un giro ogni tanto;
- sono stato, e sono, mio malgrado, imputato in alcune vicende giudiziarie legate alla mia posizione lavorativa e per quanto poco, pure io ho patito sia la gogna mediatica, che la strumentalizzazione a mio danno della situazione in vari ambiti, che ovviamente, la scomoda situazione di dover frequentare le aule di Giustizia, anche qui provare sulla propria pelle il sistema aiuta ad aver maggior ponderazione nei giudizi e soprattutto a comprendere l'importanza di determinati presidi.

Per questo la battaglia delle Camere Penali va socializzata, non è una battaglia per garantire l'impunità, ma la civiltà Giudiziaria, la democrazia e un sistema penale, che non sia un sistema vendicativo e impulsivo, ma pragmatico, obbiettivo il più possibile e davvero fondato sul patto sociale che esiste tra Stato e Cittadini.

domenica 5 maggio 2019

deserto democratico

Ho letto in un quotidiano locale qualche giorno fa che ben sei comuni della provincia di Padova, impegnati nel rinnovo delle amministrazioni locali, hanno un solo candidato a Sindaco e, quindi, hanno il problema del raggiungimento del quorum, pena il commissariamento. Facendo una rapida ricerca, il problema è presente anche in altre realtà della penisola, addirittura in qualche comune nemmeno si è trovato UN candidato, con conseguente commissariamento fino al prossimo "tentativo" elettorale. La cosa dovrebbe fare seriamente riflettere perché è un altro dei più evidenti sintomi della patologia che ormai affligge la democrazia italiana. Alla faccia dei nuovisti, nazionalisti, moralisti vari che con la retorica della partecipazione e della demonizzazione delle elites hanno avvelenato il dibattito pubblico in questo paese. L'impegno pubblico è diventato in primis una colpa. Chi si occupa di politica diventa "sporco" a prescindere. L'ho sperimentato personalmente, ricordo bene, quando la prima volta da semplice candidato consigliere comunale, in piazza a volantinare, venivo apostrofato male da più di un passante come membro della "parassitaria politica" - usando un eufemismo - e stiamo parlando di quasi 20 anni fa. Oggi è molto peggio. Si è poi aggiunto che l'impegno politico, non va retribuito. Certo si era arrivati a degli autentici scandali con i ristori dei rappresentanti istituzionali a vari livelli, compresi i più bassi, per non parlare delle cariche nelle società pubbliche varie. Ma come sempre si è esagerato. Adesso le cifre sono decisamente irrisorie. Non si riflette che chi si impegna nella cosa pubblica deve sottrarre tempo alla propria attività lavorativa, talvolta completamente. Credete che stare 5 anni a fare il sindaco consenta poi progressi di carriera? E' chiaro che a questo punto solo benestanti particolarmente filantropi e idealisti (oppure pericolosamente interessati), pensionati, disoccupati, sfaccendati, sprovveduti, o irriducibili animati da spirito democratico, si cimenteranno nella gestione pubblica. Ovviamente dopo aver superato lo scoglio delle difficoltà croniche di carenze strutturali ed economiche che affliggono molti enti locali, la spesso immeritata e comunque esasperata pubblica ostilità verso chiunque occupi una carica pubblica e la complessità normativa che spesso porta inevitabilmente, loro malgrado, anche gli amministratori più retti, in complessi, pesanti, logoranti, iter giudiziari, che spesso si concludono in nulla di fatto, ma comunque sufficienti a minare l'esistenza dei malcapitati.
Ci si aggiunga che tale situazione è determinata anche dal fatto che in Italia esiste una pletora di piccoli comuni, che qualche tempo fa una campagna mediatica, capeggiata da molti VIP dello spettacolo (che una volta di più hanno confermato la loro totale incompetenza) ci aveva raccomandato di difendere, perché il loro accorpamento era equiparato a un attentato alla democrazia; orbene, questi comuni sono ormai del tutto inadeguati strutturalmente a far fronte alle esigenze del territorio e gli accorpamenti servono appunto a raggiungere dimensioni tali per poter davvero essere al servizio dei cittadini, spesso sono campanilismi duri a morire e miopie di comunità troppo chiuse a impedire questi processi. Si preferisce deperire che rinnovare.
Le forze politiche e sociali in tutto questo hanno forti responsabilità, perché di volta in volta hanno cavalcato le pulsioni peggiori per mero tornaconto elettorale, anziché proporre soluzioni effettive, lungimiranti e coraggiose.
Il risultato è il progressivo deserto democratico. Che può essere prodromo di autoritarismo o semplicemente, e penso sia il nostro caso, in una inesorabile decadenza e deperimento, istituzionale, sociale e civile.
Come uscirne, con l'impegno e sopratutto avendo il coraggio di sostenere chi s'impegna, e abbandonando quell'acre livore che ormai ammorba la nostra vita pubblica. E questo non dobbiamo chiederlo a chi sta "in alto", ma a noi, il cosiddetto "popolo".

Il mio nome è NESSUNO. (ovvero del PD e della perenne ricerca di Identità)

Se è pur vero che di mesi ne sono passati non troppi, come detto, sembra già che si pensi al dopo Schlein, una volta che il Pd si farà prend...