sabato 31 marzo 2018

Rinnovarsi o Perire

"Rinnovarsi o Perire" è una delle più note sintesi nenniane. Quando la disse, Pietro Nenni parlava del socialismo italiano, ma l'espressione è quanto mai attuale (purtroppo), anche per il centro sinistra odierno. A mio avviso ai così detti "gruppi dirigenti", non è ben chiara la portata dell'esito delle ultime elezioni: noto, infatti, che è ancora la contingenza a far da padrona, la tattica parlamentare migliore, sperando in un altrui passo falso e cercando di smascherare le vere o presunte altrui contraddizioni. Peccato non si colga la "luna di miele" che Salvini (che tra l'altro sta pure giocando bene la sua partita) e Di Maio (che con il gesto di Fico di rinunciare all'indennità ha già segnato un punto pesantissimo verso l'opinione pubblica) hanno con Paese e Media, che fa sì che ogni attacco, specie se isterico, abbia effetto controproducente per chi lo lancia. Non noto l'avvio di una fase di discussione e, sopratutto, rimessa in discussione del centro sinistra nel suo impianto. Ho da poco letto il libro di Matteo Renzi "Avanti". Onestamente pensavo peggio, ma speravo meglio. Nel senso che nel libro vi è meno autocompiacimento di quanto temessi (ce n'é, ma in misura tollerabile, comunque molto meno di quello che si respira nei libri di Di Battista - sì, li ho letti  - che sembrano sempre scritti da Manuel Fantoni "mi sono imbarcato su un cargo battente bandiera liberiana..."), ma anche non sufficiente riflessione, Il libro, di fatto, racconta gli ultimi 3 anni di vita di Renzi, è una raccolta delle cose fatte e delle persone viste, di percezioni e dietro le quinte. Emerge come ci sia stata una tensione al "fare" quasi maniacale in taluni punti, che possa aver talora trascurato il resto, ma non si scorge un diesgno unitario in tutto questo "fare" se non una indistinta esigenza di "modernizzazione". Ovviamente nel libro Renzi racconta la sua versione dei fatti e si toglie qualche sfizio. Mi ha colpito molto quando descrive le sue idee su come riformare il partito e le modalità di partecipazione, perché mi rendo conto che su quel fronte, in realtà, nulla, o comunque molto poco, è stato fatto. Nel senso che non vi è stato nessun rinnovamento a livello periferico nei linguaggi, nelle organizzazioni, ma, semmai un trascinamento per inerzia rispetto alle dinamiche di vertice, che ha creato spesso, false aspettative nei momenti buoni e desertificazioni nei meno buoni. Qualcuno vorrebbe raccontarci che la causa attuale dello stato della Sinistra sia stato il renzismo. Magari fosse così, sarebbe facile la risoluzione, io penso che il renzismo sia stato un'illusione, che ha per un po' nascosto il problema - certo poi ci ha messo del suo per produrre il quadro odierno, ma quello è contingenza. La Sinistra è in crisi da 25 anni. A livello globale. Caduto il muro, avviata la globalizzazione la Sinistra non ha saputo ripensarsi, nascondendosi in ridotte sempre più ridotte e diventando da popolare a elitaria. 25 anni fa in Italia i partiti della Sinistra nelle sue varie declinazioni sfioravano il 50% dell'elettorato. Ora sono ridotti al 20% scarso. Il tema, quindi, non è come il presidente della Camera vada alla Camera, o come avvenga la nomina dei capigruppo e dei vari funzionari al Parlamento, il tema è La Sinistra cos'è oggi. Chi rappresenta, come lo rappresenti, chi voglia e come rappresentare. dove voglia andare, come voglia arrivarci e come intenda comunicare.  Per ricostruire serve uno sforzo collettivo e serve che quelli che oggi comunque hanno potere di condizionare tale discussione - e Renzi è uno di questi - facciano uno sforzo di generosità, svincolandolo dalle proprie vicende personali, riunciando a primazie o regolamenti di conti.  Qui si deve elaborare una chiave di lettura del presente e una prospettiva futura, un modello organizzativo che la porti avanti. Un lavoro non di un giorno. Uno sforzo enorme per Rinnovarsi, per non perire.

domenica 18 marzo 2018

su leviam, non è tempo di esitar..

Una simpatica canzoncina che ci cantavano la mattina al risveglio ai campi scout diceva "...Su leviam, su leviam, non è tempo di esitar". Ecco forse il tempo delle esitazioni deve finire. Ho riflettuto molto sull'esito delle utime elezioni in Italia. Ho letto i molti pareri e disamine di illustri studiosi, politici, intellettuali e giornalisti vari. Ovviamente ne ho discusso con gli amici e ho dato uno sguardo ai social dove ovviamente ci trovi ogni tipo di esperto. Non voglio qui fare una disamina sulle cause dell'esito (per me infelice, ovviamente, in quanto elettore di centrosx), poiché se ne sono fatte anche troppe. Vorrei solo ribadire sul tema alcuni punti, in particolare che la crisi della sx non è qualcosa da ritenere essere fenomeno degli ultimi anni, sono almeno 15 anni,  e che è di varia natura. Dargli addosso a Renzi e sperare che fuori lui tutto si risolva è pertanto semplicisitico. Soluzioni semplici a problemi complessi sono certo rassicuranti (e magari fanno vincere le elezioni),  ma non consentono aprire cicli di effettivo cambiamento e trasformazione sociale. Certo, Renzi ci ha messo del suo, nel bene e nel male. Sopratutto perché il non essere uscito di scena dopo il referendum perso come promesso gli ha fatto perdere credibilità (e lo ha fatto apparire come assetato di potere - avrebbe avuto il tempo per un grande rientro e avrebbe potuto passare un paio d'anni almeno a studiare e capire un po' il paese), poi la narrazione ottimistica, che si scontra con un paese che sì sta lentamente uscendo dalla crisi, ma che ha molte magagne e che della crisi ci esce a pezzi, nel senso che ci sono parti della società che se la giocano e parti in agonia, alcune cronica. In queste parti il centro sx è sparito, ma non da ieri, da un pezzo, lasciando il campo ai semplificatori di professione e a quelli che, comunque, vuoi per novità, vuoi per capacità di riverniciarsi, sono apparsi più credibili, più onesti, meno responsabili delle difficoltà in cui versano certe fasce della popolazione. Anche sulla questione banche, non si è riusciti a spiegare in modo semplice un fatto: salvare le banche è stato necessario, poiché un crollo del sistema sarebbe stato ben peggiore. Vero è che si sarebbe dovuto nel contempo acclarare e riformare quello che non ha funzionato. Anche qui le vicende MPS prima e Boschi hanno tolto credibilità all'azione e anche nel suo caso la Boschi, (chi mi conosce sa che mi spiace molto dirlo), avrebbe dovuto "per opportunità" saltare qualche turno. L'occasione per grande rientro ce l'avrebbe sicuramente avuta. Ogni tanto bisogna sapere non solo perdere, ma anche aspettare.Il censtro sx è stato percepito come elite. E in parte è vero. Si aggiunga poi la sua burocratizzazione e in parte anche la spocchia di talune sue componenti, arriviamo ai vari ingredienti che ne hanno determinato la sconfitta. Pesantissima. Vi è stato il fenomeno immigrazione, l'insoddisfazione verso la UE (non tutta a torto), il fuoco amico (anche sui social si nota, leggete i commenti di quelli "di sinistra" è tutto uno spararsi addosso, un darsi patenti di sinistra, un recriminare) ben maggiore che non tra gli avversari, che anzi, hanno digerito bei rospi. Abbiamo infatti ormai chiaro che agli italiani, se il presidente del Consiglio è l'uomo più ricco del paese e controlla l'informazione e a pesanti conflitti d'interesse, se il principale partito del paese è sostanzialmente gestito in modo oscuro da un ristretto gruppo e da una srl e non vi è parvenza di democrazia e trasparenza interna, e molti dei suoi esponenti sono incompetenti e invasati (la foga giustizialista è un po' una nemesi per certa sinistra che su di essa ha campato qualche lustro), se il principale partito delle aree ricche del paese è percorso da pulsioni xenofobe, omofobe e si è pure imbertato 50 milioni di euro, se le principali forze politiche del paese, sono no vax, credono alle scie chimiche e alle teorie del complotto e altre amenità, se insomma l'antifascimo ha anche un po' stufato, sono tutte cose che NON interessano. L'importate è che facciano. Facciano cosa? Facciano. Ci facciano stare meglio, essere più sicuri, ricchi. E pazienza se il resto va a remengo. Eh sì, perché io non credo che vox populi sia vox dei. Ho fatto un po' di politica diretta, col "popolo" mi sono confrontato e il "popolo" non è sempre così limpido e obbiettivo. Come dissi una volta, vincere un'elezione non dà competenza, capacità o moralità, non certifica che si ha ragione, ma dà responsabilità di governo. Spesso ciò è dimenticato, e chi viene eletto si crede superman. Anche qui sta uno dei punti della sconfitta della sinistra. Si è persa la funzione culturale, direi pedagogica. E la capacità di studio. I temi, i problemi, la società, vanno studiate, approfonditamente e le elaborazioni conseguenti vanno diffuse, spiegate, non in paludati convegni, ma ovunque, nelle scuole, nelle strade, nei luoghi di lavoro, a casa. Per far questo ci deve essere una valorizzazione della militanza. Il militante partecipa al processo di elaborazione culturale, alla sua trasformazione in proposta politica programmatica e alla sua diffusione. Basta con questa democrazia dello  slogan, dello strillo, della rissa e dell'ovazione. E va chiarito un punto, la democrazia NON è un modo per organizzare la società, se funziona bene, altrimenti anche sistemi più autoritari vanno bene "se funzionano", non a caso i vincitori di queste elezioni si ritrovano in Putin e in Trump, la democrazia è IL modo, e va implementata e resa funzionale giorno per giorno. E sui principi di democrazia non si può fare sconti. Che fare, quindi, direbbe LENIN? Studiare, studiare, studiare. Progettare, dialogare e darsi un orizzonte. Nel '900 le sinsitre proponevano progetti utopici, spesso di ciò si era consapevoli, ma si sapeva che si stava andando in quella direzione, non importa quando, ma ci si sarebbe arrivati. Oggi il centrosx dove vuole andare? Qual'è l'orizzonte ultimo? Gli Stati Uniti d'Europa? Una società più equa? più avanzata?U na società che non tolleri, anziché ignorarli, carnami tipo quello siriano (per fare un' esempio)? Bene elabori un disegno, una grande visione, che ci cosenta di levare gli occhi al cielo e non rimanere prigionieri nei recinti di paura e pregiudizio in cui si vuole rinchiudere questo paese. Perché il binomio Lega-M5S vuol dire un'Italia che frena sull'UE, avvicinandosi ai paesi dell'Est e  Putin (che come Erdogan, Trump e altri, ha tutto l'interesse che l'UE resti incompiuta), un'Italia che ha paura di un mondo dove le genti si muovono liberamente, dei diritti civili e delle scoperte scientifiche. Ecco la sinistra dovrebbe avere il ruolo di accompagnarci con fiducia e avvedutezza verso il domani, affrontare la sfida della sostenibilità ambientale, della questione demografica, delle nuove tecnologie, delle nuove esplorazioni, dell'impatto dell'automazione, del lavoro che verrà, di una società che piaccia o no è globale, insomma per dirlla alla Nenni, far si che in questo cammino venga portato avanti  chi è nato indietro. E sempre per dirla alla Nenni, per far questo la Sinistra deve rinnovarsi o perire. Su questo, tutti coloro i quali sentono di essere affini a un pensiero di progresso e solidarietà sociale dovrebbero ritrovarsi e cominciare a scendere dalle tribune del disimpegno in cui, per un motivo o per l'altro si sono accomodati, dalle poltrone degli eterni e innumerevoli distinguo, dagli scranni autoreferenziali su cui si sono assisi, rimboccarsi le maniche e darsi da fare. Esiste ancora qualcosa nel centrosx italiano che si può utilizzare come strumento per tale percorso, non sarà breve o facile, ma io penso sia doveroso. Lo dobbiamo alla nostra storia, alla storia delle nostre famiglie, a noi stessi, al futuro. Non è più tempo di stare a braccia conserte e a guardare gli altri col sorrisetto, non è più tempo di fare i saputelli dagli spalti. E' il tempo dell'impegno, dello sporcarsi le mani, è tempo di riprendere parte. A cominciare da me.

giovedì 8 marzo 2018

Credere Combattere (dis)obbedire

Ho appena concluso di la lettura di "Credere, Combattere (dis)Obbedire", di Marco Cappato. Un testo che consiglio e che consiglio sopratutto a chi si vuole cimentare nella ricostruzione della Sinistra Riformista in questo paese. Cappato racconta le sue esperienze di disobbedienza civile, che non è ribellismo, non è vandalismo, non è sfida al potere costituito democratico o meno che sia,è, invece e, sopratutto, non violenza, è forza e non prepotenza, è il confronto con un potere prevaricatore, ponendosi nell'ottica di volerlo convincere e non sfidarlo sul terreno a lui più congeniale della violenza. Cappato racconta le battaglie per la difesa del diritto alla Scienza, la difesa della ricerca sugli OGM, la costruzione Europea, i diritti d'informazione, la legalizzazione della cannabis, le battaglie di Welby (impossible rimanere insensibili leggendo la lettera di Welby a Napolitano) per la possibilità di ognuno di decidere come voler morire, i diritti degli omossessuali, la vicenda di Dj Fabo. Cappato non è un anti sistema, ma ritiene che spesso, soprattutto in Italia, vi sia troppo Stato in alcuni ambiti e troppo poco in altri. Ripercorrendo la sua vicenda personale e la sua vicinanza con Pannella, Cappato discute ognuno di questi temi con schiettezza, e ragionevolezza talvolta disarmanti in questi tempi di compulsiva emotività. porta le sue personali esperienze, molte davvero significative, il tutto senza mai scadere nell'autocompiacimento e nemmeno mascerandosi in ipocrita modestia, ma con la consapevolezza delle proprie azioni e del proprio vissuto. I temi discussi sono tutti molti vivi e presenti oggi, e sono le sfide che ci pongono i nostri temi, che dobbiamo affrontare come singoli, ma sopratutto come società. E come li affronteremo determinerà cosa diventeremo.

Il mio nome è NESSUNO. (ovvero del PD e della perenne ricerca di Identità)

Se è pur vero che di mesi ne sono passati non troppi, come detto, sembra già che si pensi al dopo Schlein, una volta che il Pd si farà prend...