domenica 9 dicembre 2018

Orizzonti Selvaggi. Calenda all'arrembaggio

Ho letto |"Orizzonti Selvaggi - capire la paura per ritrovare il coraggio", di Carlo Calenda. Devo dire che sono stato particolarmente impressionato, avendo letto i libri di vari personaggi politici, perfino, a costo di grandi sofferenze, i libri trasudanti retorica egocentrica ed elefantiasi dell'enfasi di Di Battista (che potrebbe firmarsi Manuel Fantoni, tale lo stile e il contenuto), ero preparato all'ennesimo testo sostanzialmente autobiografico, in cui l'autore raccontava la propria avventura politica, ovviamente per come l'aveva vissuto lui. Invece no. Il libro di Calenda è il risultato di un evidente percorso di studio, cosa penso rarissima per i politici di oggi, animati dall'ansia social, come mostra la corposa bibliografia finale. Calenda si è studiato la situazione socioecomica mondiale degli ultimi anni, analizzando le cause della crisi globale che stiamo vivendo e, dal punto di vista politico, della profonda involuzione delle società democratiche verso regimi meno liberi, meno aperti, il tutto accompagnato dall'agonia delle forze progressiste che a livello mondiale sono malmesse un po' dappertutto, avendo perso capacità di leggere la modernità e rapporto con le fasce sociali più esposte ai contraccolpi della globalizzazione. Calenda ne esplora le paure, senza demonizzarle o minimizzarle, ma nemmeno senza blandirle. La crisi che viviamo, per esempio a livello di Unione Europea è dovuta al fatto che questa è ancora in mezzo al guado, l'integrazione incompleta, ma mancanza di uno Stato Federale genera i problemi che ci fanno detestare la UE. Le risposte dei sovranisti sono seducenti nell'immediato, ma controproducenti nel medio-lungo termine. 
Non sfugge il tema ambiente-sviluppo-tecnologia, anche qui l'autore ritiene si debba ricostruire un rapporto fiduciario e sopratutto non sia il fantomatico ritorno a un passato bucolico e felice esistito solo in una narrazione fantastica che ci permetterà di superare questo difficile passaggio storico, quanto un sensibile cambio di passo tecnologico, energetico e istituzionale, per ripensare il lavoro, i lavori, la produttività e la società. E gli esempi di come fare questo sono vari e concreti, solo in questo senso Calenda usa, centellinando, le proprie esperienze di ministro, il tema del TAP, dell'uso del gas naturale, dello sviluppo industriale vedi ILVA, ragionando su come si coniughino politiche industriali, di bilancio e diritti sociali. 
Per chi crede in una prospettiva riformista e progressista per superare il difficile passaggio in cui ci troviamo e per ripensare alla società di domani, per chi crede nella necessità di dover ricostruire dalle fondamenta  un nuovo centrosinistra in Italia, che superi le miserie di oggi e sia di nuovo in grado di radicarsi nel paese, non assecondandone gli umori o fomentandone le paure, ma affrontandone i difetti, i problemi e le contraddizioni e liberarne le potenzialità, questo è un buon libro da cui partire.

sabato 1 dicembre 2018

meno male che c'è GATTUSO

Molti commenti tra il serio e il faceto hanno riportato lo "scontro" tra Gattuso, allenatore del Milan e il Ministro Salvini, dovuto ai commenti del secondo rispetto al lavoro del primo. Con molta pacatezza, ma anche buonsenso e fermezza, "Ringhio" ha invitato il Ministro a occuparsi di cose più serie - dovrebbe averne in teoria - rispetto alla formazione del Milan, rimarcando, il fatto che ognuno ormai parla di tutto, a prescindere dalla competenza in materia. E sopratutto ognuno si sente di poter disquisire da pari a pari anche con chi della materia è competente. Al di là dell'ormai molto discusso tema dell'elogio dell'ignoranza e del contrasto alla "competenza" in quanto espressione delle elites, che il nuovo corso giallo-verde a furor di popolo incarna (indice, a mio avviso, che in generale la società si è un po' scimunita, anche per colpa propria), questo diverbio si sarebbe potuto archiviare tra le tante intemerate mediatiche del Ministro, che più che dell'Interno lo è della Propaganda, visto che si dedica sicuramente più a quella (e onestamente, dati alla mano, gli riesce anche bene - meglio di governare). Stavolta, però, le cose non sono andate come al solito. Perché a zittire il capo della Lega stavolta non è stato un suo avversario politico, ma appunto il mister del Milan. E non uno qualsiasi, ma Gennaro Gattuso. E perché lui è riuscito, diversamente da tutti gli avversari politici di Salvini, Renzi compreso, a metterlo in difficoltà, zittirlo, costringendolo a una imbarazzata difesa e sopratutto provocare un suo calo di consensi sui social e non ricevere il solito ludibrio dei followers salviniani che anzi sono rimasti per lo più silenti? Per un semplice motivo: credibilità&autorevolezza. Che Gasttuso si è guadagnato sul campo. Per la sua tenacia nell'impegnarsi sempre, sia inclub che come Nazionale, per la sua modestia, per la sua consapevolezza che l'ha portato sempre ad ammettere i suoi limiti tecnici. Per la sua semplicità nel porsi e schiettezza nel parlare, per l'aver sempre evitato le polemiche astruse del calcio, ma aver prediletto discorsi brevi e sensati. Infine anche per una certa guascona simpatia. Io che sono uno Juventino sereno, stimo molto Gattuso. E la cosa ci dovrebbe rendere felici, perché se uno che si è impegnato seriamente nella propria professione, ha sempre dimostrato grande abnegazione, onestà intellettuale e modestia, ha ottenuto risultati importanti, rifugge le polemiche inutili e non ha la smania di apparire e predica la necessità della costanza per ottenere successi e non il tutto è subito, riesce oggi ad essere autorevole e a dire con somma chiarezza che uno dovrebbe parlare di quello che sa e a zittire uno dei peggiori smargiassi della storia politica italiana, significa che c'è ancora speranza. Poi il fatto che nella politica della Sinistra di oggi, non sia abbia qualcuno di così, forse, dovrebbe far sorgere qualche altra riflessione. Nel frattempo, ringraziamo il "compagno" Gattuso, che per un istante ci ha fatto credere che un'altra Italia sia possibile.

Il mio nome è NESSUNO. (ovvero del PD e della perenne ricerca di Identità)

Se è pur vero che di mesi ne sono passati non troppi, come detto, sembra già che si pensi al dopo Schlein, una volta che il Pd si farà prend...