domenica 13 settembre 2020

oltre il 21 settembre

 


Le elezioni regionali in Veneto, quest'anno si sa, al di là della retorica della propaganda, hanno un esito scontatissimo. Su questo in parte abbiamo già riflettuto. E dovremo farlo particolarmente dopo la chiusura delle urne e la conferma delle previsioni. Zaia avrebbe vinto anche senza il covid, magari con una percentuale più contenuta e una maggior astensione, ma comunque  non ci sarebbe stata partita. Questo nonostante i numeri della sua gestione non siano stati esaltantissimi. Con la gestione dell'emergenza sanitaria, piaccia o meno, ha acquisito stima anche fuori regione e raggiungerà un consenso elettorale strepitoso, particolarmente quello della sua lista. Consenso che, piaccia o meno anche questo, è trasversalissimo.  A  questo si aggiunge l'inconsistenza delle controproposte, l'incapacità di costruire un progetto alternativo credibile e di radicarlo nella regione, sopratutto l'incapacità di sintonia e simpatia con ampi settori del Veneto. D'altronde se parti ritenendo che chi vota Zaia è o un cialtrone o un disonesto o un egoista, difficilmente sarai per lui attrattivo. 

Nel centro sinistra il 22 settembre non ci saranno più partiti guida, visto che il PD è destinato a poco più del 10%, non potrà più accampare primazie, e se la sorte ci assiste i 5S saranno relegati all'inconsistenza elettorale (che si unisce a quella programmatica), cosa che si spera li renda meno attrattivi al PD, che forse così. sarà più in grado di ragionare. Si dovrà ricostruire, in maniera paziente e seria, partendo dai temi, dai problemi e dalle realtà locali e dialogando, anche laddove il dialogo sarà difficile, sperando che sullo sfondo il gran successo di Zaia faccia scoppiare i contrasti con la lega Salviniana. Perché checché ne dica Lorenzoni, le leghe sono sì due, quella di Salvini e quella di Zaia, diverse, non una buona e una cattiva, perché il manicheismo in politica porta male, ma diverse, una più  demagogica e una più avveduta.

La lista  a sostegno della Sbrollini, animata da Italia Viva, PSI, PRI e Veneto Civico, deve avere la costanza di proseguire anche oltre le regionali, a prescindere dal risultato, deve essere il seme per ridare sostanza a una proposta riformista, per questo dovrà avere il coraggio di appellarsi anche a +Europa, e alle altre parti più progressiste del raggruppamento Lorenzoni quando questo si sfalderà (succederà fidatevi) e sopratutto ad Azione che in queste regionali è rimasta a guardare, almeno ufficialmente, e anche alla Rubinato e a tutte quelle realtà che in queste regionali sono rimaste in disparte, non trovando interlocutori.

Spero che il PSI abbia la forza e la volontà di proporre una sorta di federazione in questo senso e la nascita di un tavolo permanente di coordinamento, magari con un portavoce unico, che potrebbe essere a turno un membro delle varie forze politiche e soggetti  alleati.

E mi auguro che ciò accada anche a livello nazionale, dove non mi è sempre chiara la linea PSI (non si può stare con Emiliano e con i riformisti in contemporanea), specie dopo la festa di Napoli con lo strano duetto con Bettini del PD. Certo è che è fondamentale che le forze riformiste si diano una voce unica, superando i personalismi e i campanilismi politici, altrimenti rischiamo che l'Italia abbia al sovranismo Salvin-MEloniano il Populismo Grillo-PD, vista l'ormai resa politico-culturale alla demagogia 5S del PD di Zinagaretti.

Per conto mio, nel mio piccolo, mi costasse anche scelte dolorose, non sosterrò più posizioni che non siano chiare in tal senso.

Il mio nome è NESSUNO. (ovvero del PD e della perenne ricerca di Identità)

Se è pur vero che di mesi ne sono passati non troppi, come detto, sembra già che si pensi al dopo Schlein, una volta che il Pd si farà prend...