lunedì 15 agosto 2022

Che fare?

Che fare? Così titolava un opuscolo di propaganda del compagno Lenin. Sembra che in Italia una coalizione "Ursula" che metta assieme i riformismi socialista, liberale, popolare ed ecologista non si possa fare. Non si può fare perché il centro popolare di fatto non esiste, sparpagliato in frattaglie politiche o accodato ai populisti destrorsi. Non si può fare perché l'ecologismo politico in Italia è fermo agli anni '70. Non si può fare perché i Liberaldemocratici in Italia sono frastagliati in partiti dominati dall'ego dei loro leaders, che hanno un rapporto compulsivo sui social e per tanto sono alla perenne ricorsa degli umori di tendenza. Un tempo i partiti, profondamente ramificati nella società, avevano chiara la situzione, poiché la toccavano con mano con le proprie strutture nel territorio e nel mondo del lavoro. Oggi questo sistema è saltato e i leaders si devono affidare a sondaggi e, appunto, alle tendenze social. Di fatto sono mezzi ciechi e questo fa si che non sappiano proporre azioni di lungo respiro. Leggo così la rottura di Calenda con il centrosinistra e fa sorridere il suo accordo con Renzi, dopo che se ne erano dette di ogni fino a settimana scorsa. Propria Calenda aveva più ricordato il valore delle parole in politica. Certo si può sempre cambiare idea, vedi Di Maio, ma tempi e metodi lasciano l'amaro in bocca. 
A parte le forze minori, tipo M5S (i cui sondaggi ancora al 10% mi lasciano interdetto), il polo Calenda Renzi, che non sembra avere appeal, frattaglie varie - tra cui l'Italexit di Paragone, che di fatto raccoglie quello che per me è il peggio della società italiana, anche lì dato su un preoccupante 3%, i competitor sono due: centrodex a guida Meloni, e centrosinistra, costituito essenzialmente dal listone PD + cespuglietti.
Or bene, nel centro sinistra ci sono alcune note positive. La candidatura Cottarelli, che indica che ci sarà una forte attenzione al tema del debito pubblico, al taglio intelligente della spesa pubblica, ai rapporti internazionali, le candidature Cucchi e Sumaoro che mostrano attenzioni a tematiche delicate e attuali, alcuni punti programmatici. Certo sul simbolo del listone PD, che vede al suo interno anche PSI, Art.1, Demos, si poteva far meglio, al fine di connotare chiaramente la lista come la lista del PSE in Italia, ma tant'è ormai così è. Adesso c'è da dare coerenza a questa alleanza, evitando distinguo e contradditizioni ed evitando l'attacco al Calenda e co. Inutile allargare un solco che prima o poi andrà colmato. Il centrosx deve riuscire a intercettare tutti quelli che sono delusi per la caduta di Draghi, Deve dare messaggi chiari che smuovano chi ancora si dibatte nel non voto. Solo così il 10% che manca secondo i sondaggi potrà essere recuperato. E' difficile, ma non impossibile, ormai nelle elezioni vi sono movimenti elettorali anche del 30-40%. E nel centrodx Salvini e Berlusconi ogni volta che aprono bocca fanno danni.
Certo il Listone di Italia Democratica e Progressista deve diventare di più. Il PSI proponga un patto federativo. Si ritorni all'idea di Casa dei Riformisti che almeno 3 lustri fa lanciata dallo SDI. Solo innescando questo tipo di dibattito si potrà finalmente rifondare il centrosinistra e superare alcune della tare e contraddizioni del PD che troppo spesso, anche in periodi recenti hanno impedito un proposta organica e credibile dello schieramento di sinistra al Paese.

Il mio nome è NESSUNO. (ovvero del PD e della perenne ricerca di Identità)

Se è pur vero che di mesi ne sono passati non troppi, come detto, sembra già che si pensi al dopo Schlein, una volta che il Pd si farà prend...