giovedì 27 aprile 2023

Se la Green Economy diventa elitaria...

Non sempre sembra chiaro al mondo ambientalista ed ai governi che fanno scelte "green" la necessità che queste abbiano sufficiente socializzazione e condivisione da parte dell'opinione pubblica e più in generale del corpo sociale. Troppo spesso queste politiche sono fatte con improvvise sterzate e accelerazioni, magari accompagnate da campagne mediatiche piuttosto enfatiche

Come diceva Pertini, parlando dell'importanza di coniugare la difesa della Libertà alla Giustizia Sociale, di che Libertà volete parli un uomo che non ha di che sfamarsi? Sarà libero di bestemmiare tutta al più. Si rischia lo stesso con la transizione ecologica. Cosa volete freghi della transizione energetica, della lotta al cambiamento climatico, della decarbonizzazione dell'economia e della sostenibilità ambientale a chi si trova in ristrettezze pesanti, subisce il caro energia, perde l'impiego, si trova fuori dal mercato del lavoro, per gli effetti che le politiche necessarie a conseguire questi obbiettivi, spesso hanno nell'immediato o nel medio periodo, specie verso le fasce sociali più deboli? Sarà pro green economy? O troverà comprensione proprio in quei movimenti che campano sul malcontento e, sposando spesso teorie negazioniste ed in ogni caso antiscientiste, finirà per essere motore di opposizione a questa revisione del nostro modello di sviluppo, nonostante questa sia necessaria? 

Pensiamo si possa fare la svolta verde a spese delle aree sociali e geografiche del mondo più deboli? Pensiamo che ci sarà entusiasmo in quei settori, che spesso sono quelli più "labour intensive" (ossia a più elevato fabbisogno occupazionale), come l'industria dell'automobile e la siderurgia , che nella transizione, specie nella versione a tappe forzate che si sta imponendo nella UE ci sarà supporto? O ci sarà da quelli che potrebbero trovarsi ad avere un auto che non può circolare nella maggior parte della rete viabilistica e che risulterà invendibile tra qualche anno? Una recente serie di studi dimostra che ampie fasce sociali guardano alla conversione ecologica non con entusiasmo, ma forte preoccupazione, trovandosi già oggi in difficoltà sociale. Questi gruppi ritenete possano essere sensibili ad una retorica iperentusiasta sulla green economy? O saranno forse più propensi a discorsi populisti, para negazionisti e sostanzialmente protezionisti? La Sinistra deve porsi il tema, se alla fine non vuol davvero rappresentare solo le fasce economicamente benestanti, ma progressivamente minoritarie e spesso imbelli. 

E ampliando lo sguardo alla geopolitica, da un punto di vista internazionale il socialismo europeo, l'UE in senso lato deve anche porsi il tema nel lungo periodo di come cambieranno talune situazioni socioeconomiche in paesi oggi stabili, o comunque non in fibrillazione le cui economie si reggono essenzialmente sulla vendita di idrocarburi. Intere aree geografiche potrebbero scivolare dall'opulenza alla miseria, non tutti i paesi "del petrolio e affini" sta affrontando con lungimiranza la questione. Alcuni sì, ma molti preferiscono ancora lucrare al massimo. Potrebbero diventare domani aree di forte instabilità per conflitti, migrazioni, contribuendo a mantenere agitato lo scenario globale della comunità internazionale. Dove magari l'occidente non sarà più il dominus e quindi potremmo avere a che fare con nuovi paradigmi di governo.

Insomma per quelle forze che dichiarano di volere un progresso equo, sostenibile e condiviso bisogna iniziare ad avere più consapevolezza della situazione, porsi il problema di dialogare con chi rischia di essere travolto dalla transizione ed approcciarsi con meno retorica.





Il mio nome è NESSUNO. (ovvero del PD e della perenne ricerca di Identità)

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