giovedì 13 giugno 2019

Per arrivare, si deve almeno partire

Le elezioni europee sono passate e con esse anche le amministrative. Ovviamente c'è stata la prevista affermazione leghista, il tracollo  pentastellato, forse segno di una parabola discendente irreversibile, visto anche l'esito delle amministrative. si conferma il fatto che una maggioranza alternativa per il governo di questo paese c'è, ed è pure peggio dell'attuale, con una Lega egemone e la Meloni a far da mosca cocchiera. Probabilmente andremo al voto prima o poi, sopratutto quando ci sarà da prendere atto dei pessimi risultati sui conti pubblici delle politiche pentaleghiste e nessuno vorrà assumersi la responsabilità del fatto, gridando all'Europa cattiva contro l'Italia. C'è indubbiamente un problema culturale in questo paese. Le posizioni di chi inneggia Salvini ne sono un emblema. Per problema culturale non intendo tanto una questione di livello, nel senso che non ritengo semianalfabeti gli elettori della Lega, ma di tipologia. Ritengo, cioé, che esista una cultura sostanzialmente egoista, chiusa e in parte irretita dalla propaganda, che non comprende come siamo in un tempo in cui è la connessione, il dialogo, il pragmatismo, l'innovazione tecnologica e la solidarietà diffusa che ci possono fornire gli strumenti per affrontare il presente e le sfide che ci pone e non insensate chiusure e ritorni a formule del passato. Il confronto serrato con questa fetta di popolazione, che deve, però, essere diverso nello stile, non aggressivo, ma assertivo, è l'unico strumento per sottrarli progressivamente a quei processi culturali. Unitamente alla necessità di costruire un'alternativa programmatica, ideale e organizzativa che divenga da stimolo per chi oggi si astiene a tornare a partecipare. Non si potranno sovvertire gli equilibri elettorali se non si "richiamano in servizio" pezzi di società oggi avulsi dal dibattito politico. Qui veniamo al centro sinistra. tutto insieme è al 30%. poco. Sopratutto per come è composto. Abbiamo il PD e qualche frattaglia. O meglio, il PD alle europee, così come alle amministrative, ha tenuto o è cresciuto solo laddove ha dato impressione di empatia, innovazione e rinnovamento, non a caso grande merito lo si deve a Calenda che ha saputo dare un volto alle aspirazioni di rilancio di parte del mondo progressista. Ci fossero stati più candidati così le cose sarebbe andate anche meglio. Comunque è indubbio che il PD ha fatto un certo sforzo nella composizione delle sue liste. Assai meno nell'elaborazione culturale e programmatica. La tattica di Zingaretti sembra solo quella di aspettare che "passi la nuttata", ma la notte non passerà da sola. Lo dimostra il fatto che a livello europeo solo quelle forze che hanno saputo caratterizzarsi con una proposta chiara, sui temi dell'innovazione e dell'Europa, come Verdi, Liberldemocratici e Socialisti in qualche paese (mentre per esempio il decantato Corbyn ha dimostrato  la sua inadeugatezza) hanno ottenuto buoni risultati, contribuendo a bloccare l'onda sovranista, che comunque già si sta sparpagliando, secondo gli interessi particolari. Ora c'è da far sì che il blocco Verde-Liberale-Socialista e popolare sappia finalmente rilanciare il progresso europeo, superando tutti quei fattori che sono stati i principali argomenti dei sovranisti. In questo senso, il progetto Calendiano, che di fatto preconizzava un'alleanza larga tra i riformisti e i progressisti vari ha avuto forma, ed è un peccato che in Italia la cosa sia stata colta solo parzialmente. Mi riferisco in particolare a +Europa e aggregati, che per calcoli (sbagliati, prevedibilmente) non ha permesso un più forte aggregato europeista. No la lista non è andata bene, non c'è stato nessun passo avanti, contrariamente a quanto affermano alcuni degli esponenti che vi hanno partecipato. Dalle politiche a oggi, + Europa, non è cresciuta, nonostante una buona presenza mediatica, l'ingresso in lista di Pizzarotti, Rutelli e il PSI. A mio avviso +Europa, a cui avevo guardato con molto interesse, orientandosi, lasciamo perdere come, su Della Vedova al suo congresso, perdendo l'occasione con Cappato (che sta facendo un lavoro molto innovativo con l'associazione da lui fondata) di fatto si è indirizzata ad essere un soggetto schiettamente Liberal-Liberista. Nulla di male, ma politicamente parlando è una nicchia elettorale estremamente ridotta in questo paese e sopratutto con ridotte capacità aggreganti, specie se con una leadership di scarsa empatia.
Nella partecipazione PSI alla lista vedo positivo l'aver scelto 5 candidate donne, perché dovrebbe essere il punto di partenza per caratterizzarsi come coloro che pongono con forza il tema delle dispari opportunità in questo paese. I problemi di competitività, produttività, occupazione, sostenibilità del sistema pensionistico, di denatalità li si devono molto al fatto che l'accesso al mondo del lavoro, le possibilità di carriera, l'equità dei compensi, per le donne nell'Italia del 2019 restano ancora molto difficoltose, esistono preclusioni, resistenze, discriminazioni. La donna è ancora vista come una problematica del lavoro e non una potenzialità. Inoltre, è bene  diserselo, una fetta importante dello Stato Sociale in questo paese lo fanno le donne, a gratis (chi bada i figli? chi si ciuccia i vecchi? etc etc). Gli ostacoli sono culturali e strutturali. Ecco, caratterizzarsi su questo tema, significa poterne abbracciare molti altri, ma significa anche concrentrare le forze. Non si possono disperdere le esigue risorse che si hanno in velleitarismi. In Italia il PD è balcanizzato, non ha una prospettiva chiara, la cultura ecologista riformista non ha una casa politica e gli europeisti restano frammentati. Manca una elaborazione complessiva della situazione. Oggi bisogna lavorare su questo e su organizzazione. A me personalmente, l'unico che sembra avere contezza della situazione, piaccia  o meno, è Carlo Calenda e riterrei più utile (e coerente, visto che per primi i socialisti proposero la sua medesima idea di coalizione europeista e ne abbracciarono il manifesto poi) riprendere quel dialogo e quel percorso.

Il mio nome è NESSUNO. (ovvero del PD e della perenne ricerca di Identità)

Se è pur vero che di mesi ne sono passati non troppi, come detto, sembra già che si pensi al dopo Schlein, una volta che il Pd si farà prend...