lunedì 7 gennaio 2019

ribaltare il tavolo

I tempi sono quelli che sono. Indubbiamente si percepisce nel paese un clima di perenne esacerbazione degli animi. Sui social, nelle discussioni, si esprime un'aggressività latente, che deriva da una sostanziale insoddisfazione di fondo, in alcuni casi fondata, poiché causata da una paese perennemente inefficiente e non meritocratico, in altri casi a un mix di invidia sociale e inadeguatezza al momento storico. E così ci si sfoga. Contro chi riteniamo a torto o a ragione il responsabile del nostro malessere: l'immigrato, clandestino o meno, che viene qui a portarci via quello che ci spetta, l'Europa che ci impone regole e sanzioni perché ci vuole impoverire, i poteri forti, i Governi precedenti che ci hanno svenduto, i volontari, buonisti maledetti, che se amano tanto gli immigrati perché non vanno ad aiutarli in Africa? E quando in Africa ci vanno, perché non restano qui ad aiutare gli Italiani bisognosi (mi domando sempre, ma voi perché non li aiutate?)? Eppoi vi è il rifiuto del "competente" che solitamente è un "colluso che ti vuole fregare". Meglio quelli che dicono quello che mi voglio sentir dire, che sono come me. Purtroppo chi si oppone a questo andazzo, spesso si lascia andare alla logica di fazione e  risponde alla violenza verbale, alla retorica apocalittica, al frasario dei luoghi comuni, alla denigrazione, con la stessa moneta, ovviamente in direzione opposta. O con uno sdegnato, quanto controproducente, disprezzo. Eppoi vi è il fenomeno dei "pentiti", in questi giorni per esempio, assistiamo a espulsioni e uscite dalla parte gialla della maggioranza giallo verde, e questo viene salutato in taluni settori del centro sinistra come fossero i prodromi del crollo dell'era pentaleghista, e questi fuori usciti come dei novelli San Paolo.
Personalmente trovo illusorio pensare  a una rapida dissoluzione di questa maggioranza, perché, purtroppo, interpreta fin troppo bene non solo i sentimenti e lo stato d'animo, ma anche la mentalità di larga parte del popolo italiano, e perché manca una alternativa credibile a tale scenario, inoltre trovo ipocrita ammantare di ingenuità o ritrovata consapevolezza i fuorisci/espulsi grillini. Io penso siano stati opportunisti. I difetti del movimento 5 stelle, in termini di senso della democrazia, delle istituzioni, di pensiero razionale, di capacità di confronto, sono sempre stanti ben evidenti, talvolta persino ostentati a vanto. Chi ha aderito a quel movimento, di questo era ben conscio e quindi, o concordava con tali aspetti o comunque li riteneva secondari rispetto ai propri obbiettivi e ambizioni. In tutti e due i casi tali soggetti hanno ritenuto negoziabili elementi che invece dovrebbero essere ritenuti inconciliabili in un sistema democratico sano.
Chi spalanca le porte a tali fuoriuscite sbaglia e s'illude. Gioca di rimessa, convinto di poter invertire la situazione col contropiede, oppure con un semplice rimescolamento delle carte in tavola.
La tavola, invece, va ribaltata del tutto. Le regole del gioco riscritte, la partita mandata a monte.  L'organizzazione ripensata, i temi pure, il linguaggio anche. Usare toni acrimoniosi come gli avversari, rende simili a loro e alla fine, mettendosi al loro livello, parafrasando Wilde, vincono loro per esperienza. Ecco perché non ha senso l'infinito dibattito congressuale del partito democratico, stanca liturgia di leader senza truppe, ma sopratutto senza prospettive. Perché manca una visione culturale, sociale, politica che non solo abbia chiaro il quadro presente, ma abbia un'idea di dove andare. Vino nuovo in otri nuovi. Serve una ricostruzione dell'alternativa progressista e riformista, in Italia, come in Europa come a livello mondiale (cara Internazionale Socialista, batti un colpo), che sia davvero "altro" nei temi, nei comportamenti e nei linguaggi, che devono essere coerenti uno con l'altro. Non si può predicare la fratellanza tollerando lo sfruttamento, non si può difendere la convivenza chiudendo un occhio sull'illegalità, parlare di equità in presenza di privilegi ingiusti, di democrazia permettendo il sopruso, di dialogo praticando la denigrazione e l'insulto.
Ma bisogna farlo ora, ciascuno come individuo e come gruppo. 
Vanno lanciati suggestioni e messaggi, altrimenti nei prossimi appuntamenti elettorali si rafforzerà il consenso al pentaleghismo, il cui vero difetto è l'inadeguatezza, ai tempi in cui siamo, alle sfide che dobbiamo affrontare, in un mondo affollato, con risorse limitate e sempre più turbolento. 
Mettiamo, quindi, da parte i distinguo velleitari e andiamo alla sostanza, agiamo nel nostro intorno e non soprassediamo, affinché un giorno non si dica che i tempi erano oscuri, perché noi abbiamo taciuto.

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