lunedì 2 dicembre 2019

L'identità non teme l'aggregazione (specie se pragmatica)

Abbiamo ripiantato il garofano. Ovviamente ci si affretta a dire che non è un'operazione nostalgia, o di reducismo politico e nemmeno un atto di disperazione, ma bensì il voler rilanciare un'identità e una proposta politica senza vergogna delle proprie storie. Benissimo. Si dichiara anche la necessità di dover far "girare il simbolo" e quindi di presentare liste autonome ovunque sia possibile. Bene. Ma la storia di ciascuno può ossere come le radici di un albero a cui danno stabilità e nutrimento o come una catena che mantiene bloccati.  Io penso che non si debbano perdere i ragionamenti, almeno per chi come me viene dall'esperienza SDI, di creazione di una casa dei riformisti, della necessità di dare una rappresenza solida al mondo liberalsocialista, al riformismo e progressismo avanzato, ad oggi senza casa o in tante "casette" e perciò ininfluente. Recuperare il tentativo che fu la "Rosa nel Pugno", così come per altro era scritto nella mozione che ha visto eletto l'attuale segretario Maraio. Per questo il "piantare il garofano" non deve diventare un velleitario guardarsi a un passato glorioso, una sorta di settarismo dei vetusti (c'è differenza tra essere un "vecchio compagno" e un "compagno vecchio"), ritengo che nella collaborazione, nel dialogo si possa mantenere la propria identità senza problemi, che diviene un valore se messa a fattor comune, mentre è un ostacolo se è posta a barriera. Teme la "contaminazione" chi ha una debole identità, non chi ce l'ha convinta.
Dobbiamo richiamare tutto il centrosinistra a maggior avedutezza e concretezza, sedando le diatribe (non le discussioni o i confronti), ma le sterili polemiche, perché servirà una coalizione plurale e credibile per affrontare il blocco sovranista e se ci si presenta come invece un rissoso coacervo, il risultato è scontato. Deve essere chiaro, che senza PD non c'è centro sinistra, ma il PD non basta al centrosinistra, specie in quelle sfide difficili come le regionali Venete e le comunali di  Venezia, dove ad oggi abbiamo Zaia e Brugnaro contro nessuno, e quindi vincenti. Ne servirà alla causa fare listarelle identitarie e sofferte per produrre nulla. Per questo penso che il PSI in Veneto e a Venezia deve avere la rapidità e la lungimiranza di chiamare a raccolta il mondo riformista nelle sue varie accezioni, penso a Italia Viva, Volt, Azione, Italia in Comune, +Europa e non proporre la "lista dei piccoli", ma una "UNIONE per il PROGRESSO" per il Veneto e Venezia, dove queste forze sappiano mettersi a fattor comune, con un simbolo che evidenzi le forze presenti, che poi possa diventare una federazione o comunque un patto di collaborazione, dove il PSI faccia da cemento con la cultura liberalsocialista. Se queste forze riuscissero a collaborare si presenterebbero liste competitive e sopratutto si potrebbe dare un forte contributo al dibattito nel centrosinistra oltre che renderlo più plurale. Mi permetto di lanciare questa suggestione, sperando che "i piccoli" lo siano, per ora, nel consenso e non nelle idee e, sopratutto, nello spirito.

Il mio nome è NESSUNO. (ovvero del PD e della perenne ricerca di Identità)

Se è pur vero che di mesi ne sono passati non troppi, come detto, sembra già che si pensi al dopo Schlein, una volta che il Pd si farà prend...