domenica 31 luglio 2022

Elezione 22. Fare o non fare. Non c'è provare.

Il risultato elettorale di settembre, per taluni è scontato, e dovremmo rassegnarci al governo Meloni, il che farebbe dell'Italia una sorta di grande Ungheria, visto che il modello è Orban, solo che in aggiunta noi abbiamo un debito pubblico mostruoso e qualche altra compliacazione in più. No, la vittoria del centrodestra non è la fine dell'Universo conosciuto. Ma a mio avviso rappresenterebbe l'inizio dell'uscita dell'Italia da ogni circuito geopolitico di rilievo (dove oggi piaccia o meno ancora ci siamo e, grazie a Draghi ci siamo ancora di più). Perché il centrodestra italiano non è un regime neofascista in nuce, ma un coacervo di dirigenza inadeguata che sostanzialmente rappresenta una serie di lobbies che hanno nel proprio interesse particolare l'unico loro orizzonte a scapito degli interessi dell'intero paese. Questo li porta ad accettare politiche accondiscenti verso Cina e Russia, usare la UE come capro espitaorio, spese in deficit per dare soddisfazioni effimere, fiscalità allegra, procrastinazione se non negazione delle questioni spinose quali ambiente e flussi migratori, che invece usano come clava per la propaganda, così come i temi dei diritti civili, per mantenere l'opinione pubblica in un costante stato di astioso malcontento e sopratutto occupata ad azzannarsi al suo interno. Il centrodestra nazionale è sostanzilamente una visione meschina e presentista del nostro paese e di noi italiani. Non c'è assolutamente l'ombra dei grandi partiti conservatori presenti altrove. Il tutto condito con un po' di folklore e con lisciate di pelo a frange irrazionali. Purtroppo è una forma mentis molto diffusa anche nel popolo, siamo malati di individualismo spinto, crassa ignoranza talora, pregiudizio e soprattuto presentismo. Non pensiamo al futuro.

Il centrosinsitra ha il problema dei grandi strateghi. Da quelli che vivono di retorica, a quelli che pensano a non far vincere troppo il centrodestra scomettendo su una sua successiva implosione - è un giocare ai dadi con la pelle degli italiani - cosa che di solito si risolve invece in implosioni nel centro sinistra. Poi abbiamo i troppi ego. Tutti pensano di avere Tutta la ragione. Tutti pensano siano importanti i distinguo. Tutti parlano bene, ma razzolano male. Il centrosinistra ha il dovere di giocare per davvero questa partita, non fingere di provarci o provarci un po' e un po'. La fase storica è capitale e lasciare agli Orban de noantri la sua gestione sarebbe pessimo per il paese. E' tempo di mettere le idee e le forze a fattor comune, in modo chiaro e trasparente. Certo vorrà dire imbarcare qualche "pentito" 5S. In un mondo ideale se ne potrebbe fare a meno. Però,  prendiamo atto della "maturazione" e sopratutto sorridiamo con malevola soddisfazione. Lasciamo ciò che resta dei pentastellati alla loro riedizione in formato farsesco della "Izequierda unida", condannata all'irrilevanza. Leggo che uno dei motivi che potrebbe portare a un mancato accordo tra Azione e soci e Partito Democratico e compagni potrebbe proprio essere la presenza di Di Maio e compari, che per Calenda sarebbero indigeribili. L'Onorevole Calenda, io lo apprezzo molto e spesso, ma questo suo far il Minosse tra potabili e non, non lo trovo molto lungimirante, per altro gli si potrebbe far notare che anche alcuni recenti imbarcati suoi, di derivazione forzista, potrebbero essere indigesti per qualcuno, perché l'appoggio alle politiche berlusconiane per un ventennio non è cosa meno pesante del decennio pentastellato. Conviene quindi essere si chiari e onesti, ma anche pragmatici. 

Ora io credo che il Governo Draghi abbia fatto molto e sia importante rivendicarne l'eredità e la continuità. L'agenda Draghi, è il fattore comune, a cui aggiungere questioni legate ai diritti civili e sociali, all'innovazione, alle riforme istituzionali, all'istruzione e alla questione energetica, in cui l'europeismo concreto sia elemento fondante. La gestione del PNRR è di persé un piano di governo. Non credo, però, che il professor Draghi possa essere usato e nemmeno sia disponibile, a farsi capo di una parte, quandanche questa gli giurasse fedeltà. Meglio tenercelo buono per il Quirinale. 

Bisogna fare sul serio, con messaggi convinti e una proposta di candidato Presidente del Consiglio che dimostri la convinzione. Ma un nome che faccia sintesi tra l'area socialdemocratcia e l'area liberaldemocratica in cui speriamo si strutturi la coalizione di centro sinistra, che sia in conitnuità con l'eseprienza di Mario Draghi, che abbia la fiducia del Colle e stima internazionale, che sia pragmatica e abbia contezza della necessità di affrontare il debito pubblico, europeista e conscia delle questioni che ci attendono e delle scadenze del PNRR, c'è già. Si chiama Carlo Cottarelli.

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