lunedì 8 ottobre 2018

ripartire da 11

Finalmente qualcosa su cui ragionare. Trovo importante che Libertà Eguale abbia elaborato 11 tesi come base di discussione non solo per il dibattito interno in corso nel PD, ma anche per una discussione nel più ampio, seppur frastagliato e disomogeneo, campo del centrosinistra riformista. Il documento presenta una limpida e coerente critica sulla stagione "riformista", ossia sui governi della passata legislatura, evidenziandone le mancanze, in particolare in termini di organicità della proposta, capacità di socializzare le riforme intraprese e di mantenere un rapporto stretto con le esigenze delle diverse fasce sociali, non che di essere efficaci nel dare risposte a talune contingenze. Ovviamente  espone quelli che comunque sono stati effetti positivi di tale fase, ma purtroppo sprecati nel dibattito generale. Vi è una lucida disamina della questione immigrazione - da Sinistra - e un richiamo all'europeismo, non di maniera, certo con slancio ideale, ma soprattutto concretezza e pragmatismo nell'evidenziare come le attuali incoerenze UE, la recalcitranza dei governi riformisti europei a rendere più compiuto l'edificio dell'Unione, siano causa del malcontento crescente verso di essa, o comunque, utile argomento di propaganda dei populisti. Si fa un profondo richiamo all'innovazione e al potenziamento dell'Istruzione, finalmente esplicitando a chiare lettere che esiste anche un problema culturale in questo paese. Il documento delinea un'idea di futuro e un orizzonte verso cui elaborare una strategia politica, ovverosia offre il perimetro culturale e ideale in cui muoversi, traendo linfa - e non si può non esserne soddisfatti leggendolo - dalla feconda produzione politico-culturale della tradizione della sinistra riformista italiana di marca liberalsocialista, culminata nell'1982 nella conferenza di Rimini del PSI, in cui si coniò l'azzeccata formula dei "meriti e bisogni". E' dunque nel saper creare una società che risponda ai bisogni collettivi e individuali, ma che sappia valorizzare l'impegno e il talento, quello su cui dovrebbe fondarsi una nuova prospettiva di medio lungo periodo di tipo riformista. 
Certo, il testo richiede una "traduzione" al fine di non apparire elitario, e certo non propone in modo netto una strategia organizzativa, avendo ancora una certa fiducia nella ripartenza del partito democratico, di cui però, non tace le problematiche di azione. In una fase convulsa come questa, dove sembrano ancora prevalere stanche liturgie, rivalse e rivalità personali, logiche di gruppo logore, avere finalmente un punto di partenza per discutere di temi, per tornare ad avere qualcosa di dire al Paese o da approfondire e concretizzare è indubbiamente già qualcosa. Qualcosa da cui partire, o qualcosa su cui confrontarsi nel merito. Finalmente si può, per lo meno, fare qualcosa.

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