venerdì 3 marzo 2023

Calici amari e lunghi cammini

Con una decisione personale non facile, ho ritenuto di chiudere la mia permanenza nel PSI. Ritengo sia un'esperienza esaurita, nei 5 anni dal 2018, quanto mi reiscrissi per portare un modesto contributo alla ristrutturazione dal basso del centro sinistra, mi sono trovato in un contesto sostanzialmente esangue, rivolto costantemente al passato, avvinto da beghe inspiegabili, incapace di produrre novità, anzi, con la capacità pervicace di ostacolarle. Si veda per esempio il travaglio delle Regionali Venete. Tutto ciò nonostante l'indubbia generosità e vitalità intellettuale di taluni compagni, cui vanno la mia stima, affetto e ammirazione. Da ultimo, dopo il disastro del 2022, anziché produrre finalmente una profonda riflessione, per far si che non si fosse sostanzialmente un'associazione reducistica, si è scelta una inspiegabile centralizzazione, con epurazioni, per altro malcondotte. E singolari riallineamenti a livello locale. Nel corso del tempo le mie motivazioni sono scemate, così come l'entusiasmo e l'impegno. Ma la convinzione della necessità di partecipare alla vita pubblica del centro sinistra, per ricostruire una prospettiva culturale, programmatica, politica e organizzativa diversa all'umore generale e al sovranismo dilagante, non è mai stata messa in forse. 

Ecco perché non ho potuto che fare l'unica, seppur difficoltosa cosa logica. Nel centrosinistra esiste, nonostante le batoste, un solo soggetto politico effettivamente (ancora) seppur malconcio, strutturato, che ha una funzione e una dimensione ancora sufficiente ad espletare un ruolo. Ed è il Partito Democratico, certo in crisi profonda, in contraddizione, frastornato. Piaccia o meno, però, è quello che c'è. Ormai è chiaramente nel PSE, e, ribadisco, la fisionomia politica che esso si da, determina l'espressione del socialismo europeo in Italia. Insomma il GP di formula 1 lo fai con Ferrari se ce l'hai, altrimenti corri anche con la 500 se non hai alternative.

Mi sono pertanto deciso all'adesione per poter partecipare al dibattito congressuale. Non vi è stato granché, v'è da dirlo, qualche discussione via social, ho partecipato ad un poco entusiasmante congresso  zonale, mi sono letto le mozioni.

Ho ritenuto di sostenere Bonaccini perché ha tracciato chiaramente  l'identità che secondo lui debba avere il PD: laburista socialdemocratica, con tanto di citazioni di Pertini e soprattutto Turati. Una piattaforma solida, forse non entusiasmante, ma credibile, ha cercato - errando forse - di far ragionare, più che emozionare. In una società emotiva e in un contesto dove a sinistra piace tanto la retorica, un azzardo.

Infatti è andata come è andata. La riduzione degli iscritti ha reso le primarie un'incognita e alla fine è stata premiata la proposta simbolicamente apparsa di maggior cambiamento, a prescindere dai contenuti: pazienza se il background di Bonaccini è ben più di sinistra di quello della Schlein e che quest'ultima su molti temi è apparsa fumosa. Dal punto di vista simbolico emozionale è stata sicuramente più efficace. Si è voluto dare un segnale. A chi non si sa, forse a se stessi.

La sua elezione comporta una destrutturazione del PD in qualcosa di più fluido, meno strutturato e strutturale, insomma più movimento che partito, con un'identità di sinistra lata, movimentista, velleitaria su alcuni temi e per me retorica. In un momento in cui secondo me, invece, servirebbe riavere un partito che sappia essere organizzato, costruire gruppi dirigenti solidi e tradurre in politiche le istanze dei suoi interlocutori sociali, che dovrebbero essere le fasce più in difficoltà, quelle più vulnerabili alle varie crisi e quelle più esposte alle ripercussioni delle future transizioni.

Ovviamente, mi sono messo in gioco e accetto il verdetto, cercherò di dare il mio contributo alla discussione, pur sapendo che su molti temi la mia distanza con il nuovo corso è siderale. Mai saputo emozionare io, sempre stato aridamente pragmatico, penso che oggi serva certamente empatia, ma anche concretezza, non solo belle parole. Vedremo. Io ritengo sarà una fase alla Corbyn, ovverosia entusiasmante per i supporters, ma incapace di interlocuzione con fasce più ampie. Il mio intento è quello di restare, esprimere il mio pensiero, sostenere una posizione vogliamo chiamarla socialista riformista? Certo. Insomma fare quello che si può, tenere una linea e seminare il domani. Nell'unico luogo in cui, io ritengo, allo stato attuale delle cose, sia utile, sia sensato, sia proficuo farlo, perché davvero adesso, nostalgie e velleitarismi sono lussi non più sostenibili.

Che fatica però.

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