venerdì 3 novembre 2017

Casino alla Catalana

Fino a poco tempo fa della Catalogna, conoscevo solo la Crema e l'Astice, ed avevo un'ottima opinione di un posto in grado di dare il nome a piatti così. Sapevo di Barcellona, che mi è sempre stata raccontata con grande entusiasmo da tutti quelli che l'hanno visitata e di cui ho un'immagine tipo Las Vegas sin dai tempi dell'università, quando i miei compagni di studi ci andavano a far l'Erasmus e tornavano senza un esame fatto, ma con tante esperienze memorabili. Poi è arrivato questa storia dell'indipendenza e della crisi spagnola. E mi sono informato, ora mi par di capire che il Governo Spagnolo di Rajoy abbia molte responsabilità se si è arrivati dove siamo oggi, rifiutando ostinatamente di aprire alle richieste di maggior autonomia della Catalogna, senza nemmeno provare una trattativa seria, trasformando questo Poudgjemont, che oltre ricordarmi Harry Potter da grande e un po' stordito, in eroe dell'irredentismo; un capolavoro per uno che ho capito essere un politico di mediocre livello, destinato al dimenticatoio, se non si fosse inventato paladino dell'indipendentismo proprio per sfuggire al suo accantonamento, promuovendo una battaglia referendaria che gli è ampiamente sfuggita di mano (un po' come a Cameron con la Brexit). Si aggiunga poi, la sciagurata gestione del voto referendario, col governo che ordina le cariche alla polizia verso cittadini tutt'altro che facinorosi e successivamente arresti dei politici locali, che riparano in improbabili esili belgi. Quali conseguenze porterà a tutto ciò per la Catalogna, è presto dirlo, anche se probabilmente a lungo termine si avranno ripercussioni sicuramente economiche, ma anche politiche, visto il prossimo voto richiesto da Madrid, dopo lo scioglimento dell'Autonomia Locale Catalana, che probabilmente premierà nuovamente e ancor di più le forze indipendentiste dopo la "lungimirante" gestione della questione da parte del Governo Spagnolo. Il rischio di un'esaperazione del conflitto è tutt'altro che remoto.
Orbene, io non son fan ne degli stati nazionali, ne delle "piccole patrie", anzi, ma il silenzio Europeo, l'incapacità degli organismi europei di assumere una posizione forte nella gestione di tale crisi, che avviene nel suo seno, l'incapacità di uscire da meri pronunciamenti di ordine burocratico legislativo, mi lasciano allibito e rattristato. Ancor di più rivelano la necessità che serve più Europa, ma sopratutto un'altra Europa. Che va costruita. E presto.

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