Non per la mancata qualificazione, ma per aver tentato di qualificarci.
I prossimi mondiali si giocano in Qatar, se è vero che adesso al Qatar vogliamo un mondo di bene perché, non certo gratis, ci serve per affrancarci un po' dalla dipendenza dal gas russo di cui politiche molto poco lungimiranti degli ultimi 2-3 lustri ci hanno reso fin troppo legati, è pur vero che questo evento sportivo è stato segnato da una delle più smaccate azioni di sfruttamento schiavistico di manodopera, in sfregio a diritti minimi, sicurezza, equo salario, davvero approfittando del disagio socioeconomico di alcune parti del mondo, le scintillanti strutture in cui si giocheranno le partite sono davvero costruite col sangue degli operai, peggio che ai tempi della grande muraglia. E' una cosa inaccettabile. Se la crisi ucraina ha ridestato l'Occidente in merito a una presa di coscienza di alcuni suoi valori fondanti, non da meno dovrebbe essere la vicenda dei mondiali qatarioti. Non è possibile mercificare vita e lavoro in questo modo, anche il calcio deve avere un'anima o per lo meno il senso della misura.
Ecco perché la nostra nazionale ha perso un'occasione. Se la squadra vincitrice dell'ultimo europeo, una delle nazioni calcistiche per eccellenza avesse consapevolmente deciso di non provare nemmeno a qualificarsi a questo mondiale, denunciando questo scempio, come paese, come società, come popolo avremmo fatto un figurone, e magari costretto ad una riflessione il sistema e l'opionion pubblica, invece non solo ci abbiamo provato, ma abbiamo pure fallito e ci abbiamo pure pianto sopra.
Insomma anziché un figurone, una gran figuraccia.
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