lunedì 23 marzo 2020

Tra senso di resposabilità e senso critico.

In questi tempi di coronavirus, dobbiamo stare uniti, cantare in un abbraccio collettivo dai balconi, sentirci orgogliosi di essere un grande popolo che affronta con dignità questo flagello virale, mentre tutto il mondo gode della nostra miseria. Ma presto peste li coglierà tutti. E guai a chi mina questo clima di ritrovata solidarietà, criticando chi manovra o ricordando che se nel passato si fosse fatto altrimenti oggi avremmo qualche patema in meno. E' un disfattista da passare per le armi. Più o meno un po'iperbolicamente ho descritto la nostra attuale situazione, che mi pare condita con molta ipocrisia. E' vero ci vuole senso di responsabilità e talora è meglio mordersi la lingua, piuttosto che ingenerare ulteriore polemica o confusione. Ma il senso di responsabilità fino a che punto può giustificare il tacitare di un doveroso senso critico (come si chiede Masini su Strade)? Ci sono cose che non vanno in tutta questa situazione, non è solo o non tanto la sottovalutazione iniziale del problema CORONAVIRUS perché lo è stata in modo generalizzato, anche da parte di quelle autorità mediche che avrebbero dovuto essere meno tranquillizznti. Vi è il tema della continua decretazione di Stato e Regioni che spesso pare insegua più il sentimento diffuso che non la ragione delle osservazioni scientifiche, manca una voce univoca autoorevole del mondno tecnico scientifico, che spiace dirlo, anche grazie ai benedetti/maledetti social sull'emergenza COVID-19 ha dato che in parte continua a dare messaggi contradittori, aiutato da in sistema dell'informazione rivelatosi quanto mai inadeguato al ruolo. Indadeguato come la classe dirigente di questo paese, delle cui inadeguatezza io non li colpevolizzo, poiché sono stati scelti proprio perché inadeguati, da un popolo, il nostro, che ha fatto dell'inadeguatezza un merito. Ecco perché ricordarle ora certe coese è doveroso, perché in questo momento stiamo subendo gli effetti di alcune scelte, delle quali, chi in allora cercò di evidenziare i limiti, fu ignorato o peggio spernacchiato. Oggi se non abbiamo adeguate risorse per affrontare l'emergenza e sopratutto il dopo lo dobbiamo al NOSTRO enorme DEBITO PUBBLICO, cresciuto del 50% dalla fine della prima vituperata repubblica, e dovremmo ringraziare l'EURO (sì avete letto bene) se non è cresciuto di più perché la moneta unica ci ha fatto risparmiare un sacco di interessi sul debito e ci ha imposto qualche regola, che non abbiamo poi sempre rispettato, ma quel debito era ed è un problema. Se negli anni abbiamo depauperato il Servizio Sanitario Nazionale lo dobbiamo a quel debito e agli sprechi (no non che lo ha chiesto l'UE), se non abbiamo investito adeguatamente in tecnologie e nella scuola, lo dobbiamo a quel debito. Per cui chi negli ha ha denunciato le politiche che hanno aumentato il deficit, come Quota100 (che tra l'altro ha fatto rimanere a casa molti sanitari - combinazione mortale assieme al numero chiuso a medicina),  Reditto di cittadinanza, gli 80 euro, l'Alitalia, la mancata messa in opera della spending review, il costo della burocrazia e delle lungaggini giudiziarie, le contraddizioni sulle politiche energetiche nazionali, i contributi ad minchiam, ecco chi negli anni ha gridato, mentre altri facevano propaganda, cantavano, non ci pensavano o si facevano abbindolare, lo faceva per senso del dovere, per senso critico COSTRUTTIVO, per impegno civile. Ebbene costoro oggi sono titolati a dire: IO VE LO AVEVO DETTO, VISTO? Non è soddisfazione è amarezza. Ebbene costoro sono anche coloro che oggi sono comunque impegnati a sostenere i sanitari e tutte le categorie al fronte in questo momento. E se costoro,che certo spesso sono antipatici, perché tendono a dire come stanno le cose e non come vorremmo che stessero,  adesso danno indicazioni su cosa fare quando sarà passato il COVID-19 per uscire dalle macerie, perché sicuramente dovremo ricostruire molto, ma dovremo anche cogliere l'occasione per ripartire in modo diverso come paese, beh, stavolta, proviamo ad ascoltarli.

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