lunedì 4 marzo 2019

Centro Sinistra - post sisma e ricostruzione

Sono passate le primarie del Partito Democratico, Zingaretti è il nuovo segretario, ed è certamente buon auspicio che il primo atto sia stato andare in pellegrinaggio, si fa per dire, dai pro TAV, a marcare comunque una diversità non solo culturale, ma anche pragmatica, dai giallo-verdi. Ciò detto, senza preconcetti di sorta, ma con sana prudenza, mi permetto di essere diffidente: c'è chi vede nella vittoria di Zingaretti un sostanziale ritorno al passato, ovvero a un centro sinistra magari più robusto, ma comunque alla fine non vincente e in ogni caso inconcludente, ossia quello che comunque alla fine aveva "non vinto" le elezioni. Dal mio punto di vista, sono convinto che il fatto che le primarie siano state partecipate abbia una doppia valenza. Positiva perché dimostrano  che quello che è, comunque, ancora, il principale soggetto del centrosinistra è comunque vivo e dotato di non poche energie,  e, quindi, buona base da cui partire, tra l'altro in un contesto di mobilitazione crescente delle forze che non si riconoscono in questo governo, come dimostrano le manifestazioni di Torino e Milano; dall'altro vedo una certa negatività, poiché non vorrei che questo creasse illusioni di maggior forza di quella effettiva e soprattutto innescasse processi di autoreferenzialità, che tanto hanno nuociuto in passato. In particolare  le primarie 2019 sono state occasione per molti potentati locali del PD di riposizionarsi e di mantenere i loro feudi, non va scordato che uno dei limiti principali dell'azione renziana, tra le cause del suo declino politico, è stato proprio quello di non aver messo davvero in atto la "rottamazione", soprattutto negli stili e nei metodi - e poi di conseguenza in chi li praticava - nei livelli periferici, molto invisi all'opinione pubblica e responsabili, di molte delle defezioni del partito e del centro sinistra più in generale.
Non faccio processi alle intenzioni, ma da alcune dichiarazioni di Zingaretti, temo che la proposta di Calenda "Siamo Europei" finirà con il meccanismo veltroniano delle "figurine", ossia con l'utilizzo di personalità di spicco come candidati alle europee, che dovrebbero potarsi dietro i mondi di cui dovrebbero essere espressione. La cosa raramente ha funzionato, anzi ha prodotto effetti controproducenti come i casi Calearo e Binetti - chi ha un po' di memoria se li dovrebbe ricordare.
Pur ritenendo le primarie del 3 marzo un momento importante per il centrosinistra (e per questo trovo che gli sfottò rivolti a sostenitori democratici che hanno votato siano beceri, inopportuni e irrispettosi), sento già un po' troppa retorica sulla "storicità delle primarie 2019" e sul "adesso tutti uniti", mi pare si dia una valenza contingente e locale alla crisi del centrosinistra italiano, mentre essa è globale, storica e inserita nella più ampia crisi mondiale delle forze riformiste e progressiste, specie in occidente.
Mi viene in mente quanto scritto nel libro  "Riparare l'Italia" di Erasmo de Angelis, già capo di ItaliaSicura, il libro racconta un millennio di sismi in Italia e in particolare evidenzia come troppo spesso, dopo ogni sisma non si imparava nulla, tornando a costruire malamente, in attesa del prossimo terremoto, questo nonostante l'elaborazione di tecniche costruttive adeguate al rischio, ma spesso complesse e costose e perciò invise sia ai costruttori che al popolo - che non sempre è avveduto e saggio come una certa retorica lo racconta. Ecco, mi pare che il centrosinistra, dopo il sisma del 4 marzo 2018 si stia ricostruendo esattamente con le stesse tecniche del passato e, quindi, con le stesse vulnerabilità.
Fossi smentito ne sarei lieto, ed in ogni caso, nel mio piccolo continuerò a fare il geologo anche in politica, evidenziando i dissesti del centro sinistra e cercando di dare, come sempre, poiché sarebbe da ignavi non farlo, il mio modesto, modestissimo contributo.

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