Il 2020 doveva essere, almeno idealmente e culturalmente l'anno della riscoperta della storia del Socialismo italiano. In cui ritrovare dei suoi protagonisti e riproporli al dibattito pubblico. Questo per una incredibile serie di anniversari concomitanti. I 40 anni dalla morte del grande Nenni. I 30 da quella dell'indimenticabile Pertini. I 50 anni dello Statuto dei Lavoratori di Brodolini (negletto ai contemporanei) e di Giugni, e i 20 della morte di Craxi, indiscusso protagonista dei ruggenti anni 80. I 40 anni dalla tragica morte di Walter Tobagi. Eravamo anche partiti bene, proprio con Craxi, oggetto di saggi e libri e di un film, che sebbene di politico abbia poco "Hammamet" restituisce in modo straordinario l'uomo, facendo discutere l'opinione pubblica (ancora divisa tra detrattori e santificatori - poi dirò brevemente la mia). Poteva essere un modo per la comunità politica socialista di ritrovarsi, rinnovarsi e reiventarsi nel dibattito pubblico dove fatica a destare interesse mediatico. E invece... invece il coronavirus ci ha fottuto la scena e si è pure portato via la brillante mente di Pellicani, che della rivoluzione culturale e filosofica socialista fu il principale artefice. Destino cinico e baro direbbe il grande Saragat. Più prosaicamente "siamo davvero sfigati" dico io. E' vero anche che la sfiga è però questine di atteggiamento, ossia se ti comporti da sfigato, lo diventi. Siamo un po' troppo reducisti. Memori di quanto eravamo bravi e avanti... continuiamo ad arrotolarci sul passato, convinti che basta riesumare il garofano o qualche taumaturgico evento per risorgere.
Eppure oggi che il covid-19 ci ha dimostrato quanto importante possa essere un'Europa federale, una scuola inclusiva e moderna, una sanità pubblica solida e efficente, uno stato sociale non burocratico e ben gestito, l'aver i conti in ordine e un'economia che punti sull'innovazione e al tecnologia, ecco proprio in questo momento in cui i temi del riformismo liberal socialista son così di palese attualità, non esiste alcuna forza organizzata che li porti avanti. Il PD, spinto da una matematica di piccolo cabotaggio e da un governismo compulsivo si avvia a costruire un fronte demopopulista coi 5S rinnegando e annegando se stessi. A poco valgono le indubbie personalità di qualche presidente di Regione Democratici che sembrano più mosche bianche che altro. Il mondo riformista è polverizzato in sigle e personalità, in cerca di elettore.
Noi socialisti dovremmo richiamare a noi i nostri avi, le loro storie, le loro battaglie e i loro errori e tornare a parlare di presente e di futuro, più che di passato. Oggi che ci viene data ragione anche sulla patologia della giustizia italiana, smascherata dal caso Palamara, oggi che il discorso di Craxi alla Camera sembra più che mai attuale (passato alla Storia come il discorso del "così fan tutti" mentre segnalava la questione politica del problema e l'azione "politica" della magistratura - se colpa fu, fu quella quando, ve ne era l'occasione e la forza, di non riformare quel sistema, anziché adeguarvisi).
E' tempo di guardare avanti, chiamare a raccolta chi ci vuole stare in un grande progetto liberlasocialista che deve essere anche sociale e culturale prima che politico e tracciare una nuova proposta del riformismo italiano, che sia figlia del tempo e non delle nostalgie.
Eppure oggi che il covid-19 ci ha dimostrato quanto importante possa essere un'Europa federale, una scuola inclusiva e moderna, una sanità pubblica solida e efficente, uno stato sociale non burocratico e ben gestito, l'aver i conti in ordine e un'economia che punti sull'innovazione e al tecnologia, ecco proprio in questo momento in cui i temi del riformismo liberal socialista son così di palese attualità, non esiste alcuna forza organizzata che li porti avanti. Il PD, spinto da una matematica di piccolo cabotaggio e da un governismo compulsivo si avvia a costruire un fronte demopopulista coi 5S rinnegando e annegando se stessi. A poco valgono le indubbie personalità di qualche presidente di Regione Democratici che sembrano più mosche bianche che altro. Il mondo riformista è polverizzato in sigle e personalità, in cerca di elettore.
Noi socialisti dovremmo richiamare a noi i nostri avi, le loro storie, le loro battaglie e i loro errori e tornare a parlare di presente e di futuro, più che di passato. Oggi che ci viene data ragione anche sulla patologia della giustizia italiana, smascherata dal caso Palamara, oggi che il discorso di Craxi alla Camera sembra più che mai attuale (passato alla Storia come il discorso del "così fan tutti" mentre segnalava la questione politica del problema e l'azione "politica" della magistratura - se colpa fu, fu quella quando, ve ne era l'occasione e la forza, di non riformare quel sistema, anziché adeguarvisi).
E' tempo di guardare avanti, chiamare a raccolta chi ci vuole stare in un grande progetto liberlasocialista che deve essere anche sociale e culturale prima che politico e tracciare una nuova proposta del riformismo italiano, che sia figlia del tempo e non delle nostalgie.
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